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WhatsBuzz - Andiamo da Starbucks a studiare biologia e guardare le foto della Ferragni

Aggiornamento: 20 feb 2020


#TheFerragnez: e vissero per sempre felici e contenti, sui social

Ricordo bene, quel 19 Maggio: nonostante la mia poco simpatia verso la tv, ero lì, ad ora di pranzo, telecomando in mano, seguendo la cerimonia che avrebbe incoronato in tutti i sensi il Principe Harry e la bellissima Meghan Markle. E ora non fingerò che lo scorso weekend io non sia stata incollata a Instagram a seguire le story della Ferragni. Sì, l'ho fatto anche io: ho seguito tutto il matrimonio dei Ferragnez perchè in fondo farsi i cazzi degli altri piace a tutti.

I cazzi degli altri che in questo caso si traducono in 3.6 milioni di dollari di MIV (Media Impact Value), 67milioni di interazioni, più di un miliardo di impressions, più di 120mila post con l'hashtag #theFerragnez, più 665mila followers in più per la coppia e altri tanti valori con tanti zeri che fanno venire il mal di testa. Di numeri in questi giorni se ne sono letti e tendenzialmente non tutti abbiamo capito esattamente che cosa significassero. Sta di fatto che ogni foto, ogni contenuto, ogni story o ogni qualsiasi cosa condivisa è stata davvero una miniera d'oro, per gli sposi e per i brand che hanno "contribuito" all'evento: Dior con i suoi bellissimi abiti per la sposa si è portata a casa qualcosa come 5,2 milioni di MIV, Prada 1,8 milioni, Lancome 700mila, Alberta Ferretti 354 mila dollari, non calcolando Versace, Alitalia e Trudi.

Vero è anche che voci -non si sa se male o veritiere- hanno rivelato che il matrimonio in realtà non sia stato poi così "meraviglioso": un menù da sole tre portate (il Don Antonio di Real Time si sta rivoltando nella tomba) e tanti invitati assenti, tra cui anche lo storico socio di Fedez, J-Ax. Come sia andata sul serio? Beh si crede solo a ciò che si vede, no? E le story parlano chiaro...

Una cosa è certa: il matrimonio di Chiara Ferragni ha fatto capire a me, social media addicted, quanto diamine valgono i social media e come sia cambiata la comunicazione, in maniera a dir poco radicale, nel giro di pochi anni. Però ricordiamoci che non c'è nulla di nuovo sotto il sole, il principio base è sempre quello: ad ogni essere umano piace farsi i cazzi degli altri.

Detto ciò, vado a cercare di capire come diventare una influencer.

Il corpo umano secondo Luigi Di Maio

Ammettiamolo in tranquillità: a tutti capita di dire qualche cavolata. Certo è che se ti scappa è una storia, se lo dici perchè non lo sai e vuoi dirlo, è un'altra.

Diamine, Luigi, tu sei sempre nella seconda categoria però.

Qualche sera fa, nel corso della puntata di "PresaDiretta", il nostro caro Ministro è stato intervistato da Riccardo Iacono sul tema delle reti idriche italiane, tema che è sempre stato a cuore al Movimento 5 Stelle: “L’obiettivo del ritorno all’acqua pubblica è anche un tema culturale del Paese, perché l’acqua è quello di cui noi siamo costituiti per oltre il 90%. L’acqua è un bene necessario per la sopravvivenza dell’individuo”.

Il "per oltre" ci mette direttamente affianco alle angurie.

E vai giù di Twitter, con cinguetti vari, simpatici e polemici: c'è chi cita la canzone degli Afterhours , chi sottolinea che sono le meduse gli unici animali ad avere quella composizione corporea.

Certo, mi piacerebbe un sacco essere un'anguria.

Web reacts...

Sì, Starbucks ha davvero aperto a Milano!

Vi ricordate qualche anno fa quando spuntò su Facebook un evento farlocco che segnalava l'apertura del primo Starbucks in Italia a Milano? Quanto se ne parlò, tra un commento e un altro, online e offline.

Forse un po' tutti però ci avevamo sperato: come faccio a diventare uno scrittore se non ho uno Starbucks dove mettermi con il mio Mac e un buon frappuccino a darmi l'ispirazione?

Tac, non ci sono più scuse: ora vogliamo vedere rifiorire la letteratura italiana nel giro di qualche anno!

Ieri ha aperto in piazza Cordusio Starbucks, tra una pioggia scrosciante e una secchiata di influencer affamati di story e tag, oltre che ospiti illustri.

Quello situato al centro di Milano però non è uno Starbucks normale: è la prima roastery europea di oltre 3mila metri quadri, il secondo più grande locale del mondo dopo Shanghai della catena, una vera e propria scuola del caffè. Dicono non si faccia neanche il frappuccino, in realtà, nè tanto meno i beveroni da ospedale. Piuttosto, si tratta di 115 diverse versioni di caffè (George Clooney spostati), tutte diverse nel gusto, nella consistenza, negli aromi.

Il prezzo di un espresso? 1.80 euro. Da lì, tutto sale, il cappuccino e il latte macchiato variano dai 4.50 ai 5.50, i Nitro Flat White vannodai 6 ai 7 euro, i cold brew dai 4 ai 7.50, l'espresso frizzante 6 euro, caffè con la meringa con tanto di whiskey invecchiato 10 euro.

Ecco quest'ultimo sarà sicuramente fondamentale per formare la nuova classe di illuminati italiani.


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