Living in an AI World - Intelligenza Artificiale e umanità
- Martina Marmo

- 18 ore fa
- Tempo di lettura: 3 min
Alert: questo testo NON è stato scritto dall’AI
OpenAI fa cadere un monolito sul Pianeta Terra

Terra, 2022. Compare un misterioso parallelepipedo alieno di nome ChatGPT, che funge da catalizzatore dell’evoluzione umana. C’era già da decenni, dicono gli esperti. Nessuna grande novità, confermano gli studiosi. E intanto anche tua nonna inizia a chiedere consigli al suo nuovo compagno di chiacchierate, nato dal telefonino.
Gli abitanti del mondo iper-connesso si ritrovano ad osservare questo oscuro arrivato, ci girano intorno annusandolo. Non si capisce a cosa possa servire, ma è molto efficiente se hai voglia di sentire una filastrocca col tuo nome in rima baciata. E poi, fa un sacco di complimenti.
Nel giro di qualche manciata di mesi, tutti i lavori appaiono sul punto di essere sostituiti dall’intelligenza artificiale. I nostri cervelli si rivelano incredibilmente sostituibili. Quello che sembrava appannaggio umano, la creatività, si rivela una commodity banale, mentre mettiamo il broncio appena capiamo di doverci ancora sorbire la noiosa operatività, che questi nuovi schiavi sembrano rifiutarsi di fare decentemente.
Nei momenti di riposo, mentre scrolliamo i social nella ricerca di annullamento, riusciamo a stento a distinguere i contenuti reali da quelli AI-generati, giungendo alla conclusione che, per la dopamina, questo dettaglio non è poi così importante.
Purché si utilizzi.

La chiameremo “la corsa all’AI”, come la corsa all’oro, tutti vogliono farne parte, nessuno desidera essere lasciato indietro. La pena? Vedersi sottratte tutte le pepite da chi è arrivato prima di noi.
Così si moltiplicano i corsi di formazione, i falsi guru, gli AI-expert: se non sei aggiornato sull’ultimo update di Sora o Gemini, oggi farai solo una figuraccia a cena, domani rimarrai senza lavoro. Se per te la GEO è ancora un’abbreviazione di “geolocalizzazione”, hai perso un treno (che viaggiava veloce).
È inevitabile. L’AI sarà dappertutto, meglio cercare di capirci qualcosa. Remare contro è lottare contro i mulini a vento, romantico ma inutile. Usando questi software per svolgere compiti che fino all’anno scorso facevi in autonomia, inizi a capire come dovevano sentirsi i viaggiatori in carrozza nel vedere le prime automobili.
Così via, l’artificiale è sdoganato, paladino della super-efficienza, obiettore della reale-lentezza. E si usa un aiutino anche per scrivere un saluto alla propria madre.
Come funzionare.

Le basi sono semplici. Apriamo la chat. Scarichiamo tutta la matassa di emozioni e impulsi in un flusso di coscienza compulsivo, e attendiamo che ne esca qualcosa che sappia di adulto e consapevole. Certamente un ritorno inaspettato alla nostra istintività.
Di giorno collaboriamo con il GPT di turno per essere high-functioning workers, di notte ci confessiamo con lui per risparmiare l’imbarazzo dello psicologo. Con l’AI, possiamo essere vulnerabili senza rischiare di essere giudicati. Le risposte che ci dà poi sono sempre positive, lusinghevoli. Così, possiamo fare finta di stare bene senza doverci aprire con nessuno. Possiamo soppesare le relazioni sociali senza dover conoscere davvero qualcuno.
Il rischio di questo ulteriore step di isolamento collettivo è terrificante quanto reale. Ma mentre sento un brivido freddo all’ennesimo reel che si spaccia per vero, si apre uno spiraglio di speranza: che ci si stufi presto di tutta questa patinatura. L’imperfezione ci salverà. Non dell’AI, quella funzionerà sempre meglio. La nostra.
Non vogliamo essere condannati all’orrore dell’infallibilità. Usa pure l’AI per riassumere mail scritte con l’AI, ma riprendi il controllo del tuo cervello e ricorda di assumerti la responsabilità di prendere decisioni.
The down of…who?
In 2001 Odissea nello Spazio, era l’alba dell’uomo. Ora potremmo chiederci: chi dobbiamo aspettarci di diventare domani? Possiamo influenzare questo risultato?
In Nebula Strategy lavoriamo con l'AI, ovviamente. Non siamo mica boomer. L'abbiamo integrata nei vari processi quotidiani. Ma ci piace pensare che quel miscuglio umano di ragionamento, singolarità e creatività sia insostituibile.
E comunque, come diciamo da quando abbiamo iniziato ad operare in questo mondo volubile: gli strumenti cambiano, la strategia resta.
P.s. se trovi refusi in questo articolo, è un buon segno.



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