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Burger King Moldy Whopper: perché è una campagna su cui soffermarsi.

Difficile non aver visto online la provocante (e un po' nauseante) campagna di Burger King con il panino in decomposizione. Qui il formato video, con Aretha Franklin che canta "What A Difference A Day Makes.”


“The beauty of no artificial preservatives” (la bellezza di nessun conservante artificiale) è la nuova trovata di Fernando Machado, CMO dell'azienda americana e già famoso per altre iniziative coraggiose come il Whopper Detour.


Come già nel Whopper Detour, è evidente il richiamo al competitor McDonald: è ben salda nella mente dei consumatori l'immagine dell'Happy Meal che rimane assolutamente integro anche dopo 180 giorni.


Dunque per comunicare la scelta di ridurre i conservanti, differenziarsi da McDonald e nello stesso tempo generare controversia (e la sua inevitabile viralità), Burger King ha tappezzato city e social di hamburger ammuffiti.


Secondo noi ci sono almeno 3 considerazioni interessanti da fare attorno a questa campagna:


1. Come i consumatori cambiano il mercato

Perché Burger King faccia una scelta apparentemente anti-economica e scelga di ridurre i tempi di conservazione (o di aumentarne i costi), è necessario che la risposta - almeno quella attesa - del pubblico premi questa scelta. Il trend di prodotti più naturali da qualche anno guida molti settori, e la ricerca di brand più sostenibili ha fatto nascere molti progetti lodevoli. Dovremmo essere più consapevoli del nostro potere di guidare alle scelte etiche.


2. Se una AD disgustosa possa vendere

L'intenzione del Moldy Whopper è chiara, ma il passaggio da muffa a naturale è un salto logico troppo indiretto? Gli utenti hanno ormai una soglia d'attenzione settata talmente bassa che chiedergli di pensare può non essere una scelta scontata. Checché ne dicano i super creativi, nel marketing spesso la banalità paga. Dunque in questo caso, il genio pubblicitario verrà premiato o il panino in questione avrà un calo di appeal perché tanti lo figureranno scaduto?


3. Le finzioni del Food Photography e la nostra assuefazione dalle cose perfette

Le tecniche nelle fotografie Food si sono affinate sempre di più negli anni, fino a farci aumentare la salivazione o il senso di sete davanti ad un post di Facebook. Il lavoro del Food Stylist è ormai riconosciuto (e molto ben remunerato). Ma l'arrivo dei social nella nostra quotidianità, il clutter di immagini pubblicitarie e la facilità di reperire informazioni e contenuti ha portato anche verso una ricerca di esperienze più veritiere e quotidiane: il panino perfetto è immediatamente identificabile come finto e commerciale.


Tu cosa ne pensi? Dopo il rifiuto iniziale ti è venuta voglia di Whopper? Oppure la prossima volta che ti appresterai ad addentare un burger lo immaginerai ammuffito?

E sul tema del cambiamento del mercato, senti di poter fare la differenza?


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